Emocromatosi negli uccelli

Se l’organismo assume ferro in eccesso rispetto al proprio fabbisogno, accade che tale elemento si accumuli nelle cellule del fegato e di altri organi. I danni possono addirittura uccidere il nostro amico volatile

Dott. GINO CONZO – Medico Veterinario

Il ferro che uccede gli uccelli

La patologia in questione è chiamata Emocromatosi. Gli uccelli affetti da Emocromatosi hanno  difficoltà respiratorie e, a causa delle alterazioni epatiche, presentano molto spesso addome rigonfio. A questi sintomi segue ben presto la morte.   

“Fruttivori” a rischio

Anche se la causa della malattia non è ancora stata chiarita, sappiamo che certe specie sono più colpite di altre. L’Emocromatosi è frequente nei tucani, nelle maine, negli uccelli del paradiso e nelle tanagre, mentre tra i pappagalli vengono colpiti soprattutto lori e lorichetti. Sembrerebbe  che gli uccelli la cui dieta si basa in buona parte sulla frutta tendano ad accumulare ferro più facilmente degli uccelli prevalentemente granivori o carnivori.   

Pappa sicura 

Gli esperti pensano che l’Emocromatosi si sviluppi a causa dell’alimentazione, per questo i veterinari aviari sono unanimemente concordi nel consigliare di nutrire gli uccelli delle specie predisposte con una dieta a basso contenuto in ferro (non più di 80 ppm).  

Troppo ferro

Alcuni alimenti commerciali destinati a nutrire le maine presentano un contenuto in ferro superiore a quello ritenuto accettabile, tanto che la vita media dei merli indiani in cattività è spesso ben inferiore (8-10 anni) rispetto alla potenziale longevità di questi uccelli (anche 20-25 anni).  

Vitamine pericolose 

Gli alimenti che contengono molta vitamina C possono predisporre all’Emocromatosi dal momento che tale vitamina stimola l’assorbimento di ferro. Anche un eccesso di vitamina A nella dieta (è il caso di alcuni alimenti formulati per uccelli) può predisporre all’Emocromatosi in modo indiretto. Un eccesso di vitamina A nella dieta riduce, inoltre, l’assorbimento intestinale di vitamina E e ne limita l’azione antiossidante.

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