Ippoterapia

La ippoterapia rappresenta la possibilità di curare numerose patologie dell’uomo, mediante l’utilizzo del cavallo.

A cura della Dott.ssa FEDERICA MICANTI – Medico Veterinario

La Pet Therapy in generale

Da molto tempo ormai è una branca più che consolidata della famosissima “pet-therapy”, ossia in termini molto semplici, la terapia assistita con gli animali. Ormai da diversi anni, anche i più illustri esperti del settore, medici e non, hanno riconosciuto che la vicinanza di un animale, è molto positiva, anche per gli individui non affetti da alcuna patologia, che siano essi bambini, adolescenti, anziani.

Oltre a formare il carattere ed il senso di responsabilità nei più giovani, possedere un cane, un gatto o un altro tipo di animale, rappresenta un’esperienza positiva, stimolante ed entusiasmante, soprattutto perché i bambini ed i ragazzi di oggi, non sono molto abituati al contatto con la natura e con tutti i suoi esseri viventi. Anche le persone anziane,  traggono un notevole beneficio dal contatto con gli animali, che spesso arrivano a rappresentare per loro una delle poche ragioni di vita.

Ippoterapia come scienza

Si trovano fin dall’antichità notizie di un utilizzo del cavallo in medicina, tuttavia è solamente in tempi molto più recenti, che l’ippoterapia, o meglio la riabilitazione equestre, viene riconosciuta come una vera e propria scienza medica.

Qual’è il cavallo ideale per l’ippoterapia?

Non esiste in assoluto una razza o un incrocio ideale per l’ippoterapia. Tuttavia esistono delle caratteristiche irrinunciabili, affinché un soggetto possa essere ritenuto idoneo per questa disciplina. In primo luogo un cavallo non deve essere troppo giovane, perchè i puledri hanno poca esperienza (come del resto anche i cuccioli di cane e gatto o addirittura “i cuccioli di uomo”), sono eccessivamente vivaci, pieni di energia ed anche un pò insofferenti.

Anche gli “stalloni”, ossia i maschi non castrati, sono da escludere, perchè troppo nevrili. Invece devono essere scelti soggetti “buoni” di carattere, che non abbiano la tendenza a mordere o scalciare, tolleranti, ben disposti ad essere montati da persone, che con tutta probabilità, compiranno movimenti bruschi o utilizzeranno un tono di voce tutt’altro che rassicurante!

Generalmente il cavallo che si utilizza per l’ippoterapia è di piccola taglia. Se possibile deve consentire un ottimale equilibrio in sella, deve essere docile ed ubbidiente ai richiami dell’istruttore. Se proprio si vuole citare una razza, possiamo dire che l’Avelignese è adattissimo.

In realtà ogni cavallo che abbia subito un idoneo addestramento, può essere utilizzato per l’ippoterapia. Non è raro che vengano utilizzati, con ottimi risultati, anche soggetti con alle spalle una carriera agonistica, oppure atleti, purchè si tratti di esemplari estremamente equilibrati.

Una volta scelto il cavallo idoneo, questo dovrà subire un addestramento particolare, prima di essere adibito all’ippoterapia. In particolare dovrà imparare a sopportare la presenza di molte persone e strumenti intorno a sè, a tollerare di essere montato da persone che conferiranno con lui in maniera brusca e contraddittoria, a procedere con un’andatura regolare, a reagire con pazienza a stimoli rumorosi eccessivi ed improvvisi emessi dai pazienti.

Lo scopo dell’ippoterapia

E’ quello di offrire al paziente il miglior livello di vita possibile, per quel che riguarda le sue funzioni vitali, i sentimenti, l’emozioni, ecc. Infatti l’attività svolta a cavallo, nell’individuo non disabile, come nel portatore di handicap, coinvolge l’organismo nella sua totalità; sia per quel che riguarda il fisico, sia per quel che riguarda la psiche. Infatti comprende tutta una serie di sensazioni forti, odori, esperienze, insegnamenti preziosissimi e scoperte continue.

In generale, nel caso di una persona disabile, uno scopo dell’ippoterapia, può essere rappresentato, per esempio, dal preservare gli arti sani; in modo tale che non peggiorino e dall’esercitare al meglio i muscoli sani, oltre che dal migliorare il più possibile le condizioni psichiche del soggetto.

Condurre il cavallo oltre a favorire la scioltezza dei movimenti, impone al disabile di modificare in senso positivo, l’attenzione e la reattività agli stimoli. Inoltre interagire con un animale, non sempre prevedibile nei suoi movimenti ed atteggiamenti, “impone” al disabile una certa concentrazione, tranquillità e decisione.

Ed è proprio tramite il ricorso a tali doti, apparentemente sconosciute e che andranno successivamente sviluppate ed ampliate, fin dove possibile; che il disabile impara ad essere più autonomo ed a rapportarsi con gli altri in maniera più costruttiva.

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