Il gatto e i gruppi sanguigni

Negli esseri umani vi è una vasta serie di fattori coinvolti nei gruppi sanguigni, compreso il fattore del Rhesus o RH.

A cura della Dott.ssa SIMONA BARSOTTI – Medico Veterinario

Parliamo del sangue e dei gruppi sanguigni

La serie più comunemente conosciuta e compresa sono i fattori primari del gruppo sanguigno: “A”, “B” e “O” (Zero). Per semplificare al massimo una materia tanto complessa, possiamo dire che gli individui tipo A producono anticorpi che reagiscono se entrano in contatto con gli antigeni tipo B e nel tipo B gli individui producono anticorpi simili contro il sangue tipo A.

Gli individui con il tipo relativamente raro “AB” Possono fare fronte al sangue dell’uno o dell’ altro tipo. Come se il loro corpo ‘riconoscesse’ entrambi i fattori, mentre gli  individui tipo O reagiscono contro tutti gli altri tipi di sangue che ricevono. Ma il loro sangue può essere dato tranquillamente a qualunque altro gruppo, poichè non contiene alcun fattore antagonista.

Né il tipo A né quello B sono dominanti l’uno sull’altro (un individuo che eredita A da un genitore e B dall’altro sarà tipo AB). Ma entrambi sono dominanti rispetto al tipo “0”. Ci sono due situazioni principali nelle quali l’incompatibilità sanguigna può avere serie conseguenze. 

Conseguenze gruppi sanguigni del gatto

1) La prima si verifica quando un gatto riceve una trasfusione di sangue di tipo differente, provocando una grave reazione di incompatibilità, di solito con conseguenze fatali.  Nel gatto, la presenza di anticorpi naturali contro gli antigeni di gruppo sanguigno, comporta anche il rischio di reazioni trasfusionali immediate (reazioni di tipo maior) o dilazionate nel tempo (reazioni di tipo minor) che influiscono pesantemente sul periodo di vitalità dei globuli rossi trasfusi; infatti, se il sangue somministrato è dello stesso gruppo del ricevente, i globuli rossi hanno un’emivita di 30 – 38 giorni, mentre se il sangue non è compatibile l’emivita varia da poche ore a 2 giorni rendendo inutile la trasfusione. 

2) La seconda, che molto di frequente crea grossi problemi agli allevatori, riguarda proprio l’allevamento, ovvero quando si verifica l’incompatibilità dei tipi di sangue fra la fattrice e i suoi cuccioli. Gli esemplari con un’elevata prevalenza di gruppo B sono considerati a rischio di una malattia (isoeritrolisi neonatale) che colpisce i gattini di gruppo A o AB nati da una gatta di gruppo B.

Nel colostro e nel latte sono presenti anticorpi anti-A che, dopo la poppata, vengono assorbiti dall’intestino dei neonati durante le prime 24-48 ore di vita. Gli anticorpi causano una grave anemia emolitica che può portare a morte i gattini nel giro di pochi giorni.

Questa malattia può oggi essere evitata proprio determinando il gruppo sanguigno della gatta e del maschio prima dell’accoppiamento. Il problema principale in questa situazione è la mortalità neonatale dei cuccioli tipo A nati da una madre tipo B.   

I gatti tipo A

Producono bassissimi livelli di anticorpi contro il sangue tipo B mentre i gatti tipo B producono potenti anticorpi anti A; questi anticorpi sono presenti in alte concentrazioni nel colostro di una madre tipo B: quando il cucciolo neonato succhia e ingerisce il colostro gli anticorpi passano attraverso la parete dell’intestino nel flusso sanguigno dei cuccioli e se i cuccioli hanno sangue tipo A gli anticorpi reagiscono con le proteine superficiali delle loro emazie (globuli rossi) e le distruggono. Questo processo è chiamato isoeritrolisi o Men.

Come conseguenza di questo fenomeno avremo un’anemia acuta con marcati segni di ittero in quanto il fegato immaturo dei cuccioli combatte per pulirli dalle cellule sanguigne morte. La distruzione dei globuli rossi (che portano ossigeno) e l’anemia che ne risulta possono causare necrosi (morte) negli organi vitali interni dei cuccioli, e/o necrosi delle loro estremità come la punta delle orecchie o della coda.

I cuccioli ammalati

Produrranno caratteristiche urine marrone scuro o rosso, dovute all’escrezione delle cellule morte del sangue. I sintomi possono includere ittero e morte entro i primi 2 giorni di vita; il cucciolo può sopravvivere ma la punta della coda può necrotizzarsi e cadere tra i 10 e i 14 giorni di vita; a volte può accadere che il danno sia a carico degli organi interni ed il cucciolo, apparentemente sano, muoia ad alcune settimane di vita senza sintomi clinici evidenti.

Fortunatamente la suscettibilità dei cuccioli agli effetti degli anticorpi materni dura solo per circa le prime 16/48 ore di vita. Dopo questo periodo iniziale la parete intestinale del cucciolo diventa infatti impermeabile agli anticorpi che non sono in grado di passare verso il flusso sanguigno e provocare danni. Per questa ragione è consigliabile per i cuccioli tipo A di ritornare a nutrirsi dalla madre tipo B dopo che questo periodo critico iniziale è passato.   

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