Umani ma non troppo

I rischi di una eccessiva antropomorfizzazione del cane

A cura di Bernardino Deiana

Un mondo di amore per i nostri pet

Voler bene ai nostri animali non vuol dire solo portarli dal miglior toelettatore o prendere l’alimento più costoso, o trattarli come dei bambini, ma rispettarli riconoscendo la loro alterità di specie e imparando a interagire correttamente con loro. Negli ultimi decenni, il cane ha visto cambiare il suo status di animale da lavoro, a favore di un altro ruolo, quello di animale da compagnia.

Le condizioni di vita dei nostri pet sono mutate e la considerazione di cui godono è quasi pari a quella che viene data a un qualsiasi altro familiare “a due zampe”. Fin qui nulla di strano, e poco di male: ben vengano infatti la benevolenza, la buona alimentazione e le ottime cure per una specie vicina all’essere umano da più di 15.000 anni.

Il rovescio della medaglia

Ma c’è il rovescio della medaglia: in quanto essere senziente e pensante, dotato di una buona capacità di collaborare con l’uomo e di stargli accanto, il cane non è certo un peluche da strapazzare, né un soprammobile a cui badare per pochi minuti e relegare poi alla solitudine di un appartamento per l’intera giornata. 

Animale con delle proprie esigenze, talvolta incompatibili con lo stile di vita di molti esseri umani, Fido ha bisogno del nostro tempo, di un’educazione coerente, costante e rigida (attenzione! non violenta e per forza militaresca, ma chiara e non aggirabile), di fare del moto (in proporzione alla razza, alla linea di sangue, all’età e al singolo individuo), di un’alimentazione adeguata, di partecipare a delle attività con il gruppo famigliare e di essere capito.

Di essere capito? Proprio così

Nei limiti di quello a cui può arrivare l’uomo nello studio della comunicazione canina, deve avvenire una corretta interpretazione dei comportamenti di Fido, onde evitare dei fraintendimenti da entrambe le parti che possono portare al deterioramento del rapporto uomo-cane, con conseguenze estremamente negative. Spesso tali fraintendimenti sono legati all’attribuzione a Fido di facoltà tipicamente umane, o magari ad aspettative eccessive su di lui. 

Purtroppo, se si presenta qualche problema, a quel punto molti proprietari vivono la situazione come un “tradimento” da parte del loro beniamino (vedi cani trattati come baby-sitter, lasciati da soli ad “accudire” i bambini e accusati poi di aver nuociuto ai cosiddetti “protetti”, dopo aver sopportato magari per settimane le loro angherie). 

Cane al giunzaglio con il padrone
Il cane non è certo un peluche da strapazzare, né un soprammobile a cui badare per pochi minuti e relegare poi alla solitudine di un appartamento per l’intera giornata.

Malafede?

Altre volte l’equivoco nasce da una presunta coscienza del cane del proprio cattivo agire. Non è raro sentire proprietari inviperiti, mentre raccontano i danni fatti dal proprio cane, pronunciare queste parole: “lo ha fatto di proposito perché voleva farmela pagare per averlo lasciato solo!” oppure “sapeva di aver sbagliato, infatti quando son tornato si è nascosto subito e quando l’ho sgridato non aveva neppure il coraggio di guardarmi in faccia!”. Per quanto talvolta i nostri cani sembrino leggere nei nostri pensieri e anticiparli, ciò è un po’ troppo anche per le loro facoltà. 

Sotto controllo

Per tornare all’esempio precedente, consideriamo che un cane non può fare da baby-sitter a un bambino. Se ben socializzato, al massimo può starci a contatto in sicurezza e in presenza dei genitori, onde evitare che, vessato dalle sue attenzioni si rivolga a lui con l’intento di redarguirlo come farebbe con un proprio cucciolo, senza sapere di correre il rischio di causare danni irreparabili. 

Inoltre, i nostri pet non hanno la capacità di collegare avvenimenti distanti fra di loro come un torto subito, e nemmeno la capacità di vendicarsi per questo o di provare vergogna per un’azione fatta e sgradita all’uomo: non sono quindi minimamente in grado di complottare ai danni del proprietario per fargliela pagare per un suo comportamento di qualche tempo prima ai loro danni. 

Quelle che i proprietari spesso raccontano sono situazioni frutto di coincidenze, spesso messe insieme dalla loro fantasia, come se stessero parlando di un essere umano (e non di un individuo di un’altra specie) capace di portarli volontariamente in una situazione di difficoltà.

Nei limiti di quello a cui può arrivare l’uomo nello studio della comunicazione canina, deve avvenire una corretta interpretazione dei comportamenti di Fido, onde evitare dei fraintendimenti che possono portare al deterioramento del rapporto uomo-cane.

Canali comunicativi

I nostri cani comunicano per lo più tramite il linguaggio del corpo, i mezzi olfattivi e in minima parte tramite i vocalizzi. Noi incentriamo la nostra comunicazione per lo più sul canale vocale, meno su quello posturale e in minima parte veniamo condizionati dal canale olfattivo. È quindi evidente la differenza nella predilezione dei canali comunicativi fra le due specie, e per quanto l’uomo fra le due sia la specie più evoluta, non sempre è quella più disposta a capire l’altra.

Una comunicazione difficile

Molte persone si accaniscono contro i loro animali e si lamentano del fatto che questi non obbediscano, asserendo che un cane intelligente fa quello che dice il proprietario, ma soffermiamoci un momento su questo aspetto: in che modo molte di queste persone spiegano al cane cosa vogliono da lui? Spesso, la comunicazione avviene attraverso modalità tipicamente umane, che però si rivelano del tutto incomprensibili e incoerenti agli occhi del cane (tranne per alcuni individui che si sforzano talmente tanto di compiacere il loro umano che solo dopo tempo riescono almeno in parte ad interpretarne le richieste).

Coerenza, costanza, buona comunicazione e regole ben definite sono le basi di una corretta leadership, per una serena convivenza col nostro amico a quattro zampe.

Bisogni specifici

In conclusione, è bene scegliere di adottare un animale solo dopo aver preso nota dei suoi bisogni come specie e dei probabili bisogni particolari come razza e individuo, e aver deciso di rendersi disponibili a soddisfarli. È inoltre importante imparare i fondamenti della comunicazione e della stessa psicologia canina, nonché le norme di sicurezza da rispettare nell’interagire col cane e nella gestione del rapporto con lui. 

Ma soprattutto è importante sapere e prendere atto che voler bene ai nostri animali non vuol dire solo portarli dal miglior toelettatore o prendere l’alimento più costoso, o trattarli come dei bambini, ma rispettarli riconoscendo la loro alterità di specie e imparando a interagire correttamente con loro, accettandone anche i limiti intellettivi e imparando come comunicare con loro per ridurre il rischio di fraintendimenti.

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